E’ TRISTE ED ESALTANTE INIZIARE L’ANNO NELLA VESTE DI “MARTIRE DELL’ARTE"
Bannata per 24 ore da Facebook a causa dell’esecranda “colpa” di una photo gallery relativa alla mostra (che avevo visitato la mattina) di Marina Abramovic a Palazzo Strozzi, Firenze. Ho osato pubblicare uno scatto della riproposizione dell’installazione degli anni ‘70 in cui ci sono un uomo e una donna nudi (nella mia foto gli organi genitali non si notavano, vista la distanza in cui erano i due attori da me) e un fotogramma di un video con la “madre della performing art” a seno nudo (in penombra). La cosa mi ha seccato e inorgoglito allo stesso tempo: è esaltante tuttavia iniziare l’anno nella veste di martire dell’Arte. Una “medaglia” di cui vado fiera.
Non voglio entrare in una lunga e scontata (anche se oggi non è più così) disquisizione sul nudo artistico e classico, base della nostra Civiltà e Cultura. Comprendo altresì che l’algoritmo del social media sia una macchina e che, come tale, è sostanzialmente “idiota”.  Ma quello che mi fa riflettere e che voglio denunciare è la neo-censura oscurantista dell’arte, densa di pruderie varie, la quale sta soffocando questo nuovo millennio, facendoci fare salti indietro di 150 anni almeno.
Dai firmatari, diecimila esattamente, per la rimozione dal Metropolitan di NY di “Thérèse dreaming” di Balthus, alle foglie di fico sulle statue, fino al suddetto idiota algoritmo che blocca chi posta persino alcuni particolari della Cappella Sistina, ma risparmia chi pubblica foto di pornostar munite - solo e soltanto - di stelline sui punti “caldi”.
Vorrei guardare in faccia - uno a uno - questi firmatari e gli sviluppatori dell’algoritmo beota. Mi piacerebbe conoscere il loro vissuto, sapere cosa raccontano sui loro profili, se hanno mai visitato un museo e capire se leggono i giornali che, quotidianamente, ci rifilano tette, culi, “pacchi” con tanto di ovatta, cacca e schifezze di ogni tipo. Perché la vera pornografia nasce da lì, miei cari puritani. Roba che la ragazzina “lasciva” di Balthus, raffigurata 80 anni fa, in confronto è una pastorella del Presepe.
Allora censuriamo Caravaggio, Artemisia Gentileschi, Manet, Dalì. E perdiamo l’ultimo baluardo della libertà, quello dell’espressione artistica. Sarà che nel mondo fatato del politically correct l’essere sempre più “sensibili” è significativamente aiutato dall’essere sempre più ignoranti.

Carla Isabella Elena Cace


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