di: Alice Padovani
OPERA IN CONCORSO PER: Eros e Thanatos 4.0
Attraversando differenti tecniche, materiali e linguaggi espressivi, la ricerca di Alice Padovani trae origine dagli archetipi di meraviglia e repulsione. Con uno spirito classificatorio simile a quello neosettecentesco, essa unisce alla spontaneità dell’impulso creativo, il rigore del metodo scientifico. Passando attraverso installazioni vegetali, assemblaggi entomologici e performance agite con insetti vivi, nelle sue opere propone frammenti di una natura decontestualizzata e crea collezioni che sono, al contempo, cumuli e tracce, dove le memorie si fondono per diventare il punto di origine.
Le sue opere sono nature morte in cui fragilità e solidità giocano con la loro stessa materia; dove il tempo sembra aver perduto il suo diritto di corruzione.
Quest’opera in particolare parla della caducità dell'esistenza, dell’effimero della vita che tende ad un senso di infinito terreno aiutato, per così dire, dall’azione del tempo che passa. In questa ottica l’insetto riflette in pieno la sensazione contrastante di ciò che si guarda, al contempo, con meraviglia e orrore. Esso è spesso associato alla terra, alle cavità oscure e umide del sottosuolo, ed è un attivo protagonista nella corruzione della materia: l'incredibile bellezza di questi coleotteri dalle corazze splendenti ci ricorda il ciclo perpetuo della vita e della morte creando un cortocircuito di sensazioni che oscillano senza mai trovare un punto di equilibrio.
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Laureata in Filosofia e in Arti Visive, dalla metà degli anni ‘90 al 2012 si forma e lavora come attrice e regista nell’ambito del teatro contemporaneo. Parallelamente, preferendo l'utilizzo del disegno, dell'installazione e della...