Per fare un tributo a De André in maggio "ci vuole troppo, troppo coraggio"J.
E lei, Nina Tyler Z, lo ha avuto.
“Anche se il nostro Maggio...” è molte cose insieme: un tributo a Fabrizio de André, una ri-lettura a freddo del ’68, uno spettacolo teatrale, un concept album, un monologo, la scoperta di Ninè Ingiulla e dei Mercantinfiera2.0, capaci di far rinascere un mostro sacro, intoccabile, inviolabile. Z. Bros Produzioni e Nina Tyler Z hanno proposto nella Sala Umberto, location azzeccatissima, un sincero, diretto e sentito omaggio al cantautore genovese. Emerge da questo spettacolo, innanzitutto, l’amore per il cantautore, il poeta e l’anarchico. Ne parliamo con Nina Tyler Z.
Una bravissima fotografa diventa producer. Come mai?
“E’ un qualcosa che porto avanti da un po’. E c’è lo zampino dell’incontro con Marco, mio marito. La “data zero” l’ho fatta con una bellissima Rock Opera, realizzata con l’aiuto della regista Anastasia Sciuto (Premio delle Arti 2009), purtroppo scomparsa lo scorso inverno. Non ho mai messo da parte quell’esperienza e il suo spronarmi a buttarmi in questo tipo di imprese. Produrre questo spettacolo, oggi, è stata una scommessa per ricordare a me stessa cosa amo davvero!”.
Per fare un tributo a De André in maggio "ci vuole troppo, troppo coraggio"J...Scherzi in rime a parte, cosa ti ha spinto a osare così tanto?
“De André è un grande amore che mi porto dietro da bambina, una delle grandi passioni di mio padre. Passavamo le serate al mare a cantare le sue canzoni fino a tardi, insieme a uno zio che suonava la chitarra. Non poteva che andare così! È stato un riferimento culturale e musicale importante, decisivo per molti aspetti. Organizzare questo tributo era un modo per dirgli ‘grazie’”.
Il tuo spettacolo ha una chiara vocazione visual...la scelta del teatro, il posizionamento dei musicisti. Quanto pesa lo zampino dell'artista in questo?
“Io ci ho provato. Non riesco a non andare con la mente alla ‘composizione’, a un quadro d’insieme…insomma…alla fotografia! Quando ho lavorato su questi aspetti, con il supporto per la regia-luci della mia amica Francesca di Rocco, ho cercato di seguire l’istinto da fotografa. La scelta dei colori, di alcuni equilibri sul palco, rappresentano lo scatto che per motivi ‘pratici’ non ho fatto”.
Passiamo alla band. Voce impressionante per la somiglianza. Dove li hai scovati?
“In maniera del tutto casuale. Un mio amico li vede una sera in un pub e mi gira il video di Facebook, rimaniamo tutti colpiti. Da lì è nato tutto”.
Prossimi progetti?
“Insieme alla Z Bros abbiamo due appuntamenti importanti quest’estate: una data dedicata ai Pink Floyd, con video sincronizzati, muro abbattuto dall’aereo e spettacolo laser; poi uno spettacolo sulle colonne sonore dei film che hanno fatto la storia, dagli anni ‘60 ad oggi. E chissà, magari si ritorna con lo spettacolo su De André. Rimane un progetto aperto, che spero di ampliare, anche grazie alla collaudata presenza di Stefano Gallerani, il critico che ci ha accompagnati nelle atmosfere di quegli anni”.
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