Neil Harbisson è un compositore, visual artist e fotografo britannico con una rara patologia, la Achromatopsia, che gli permette di vedere il mondo solo in una scala di grigi, senza colori.
Nei suoi primi 20 anni di vita Neil Harbisson ha subito passivamente l’influenza di questa patologia, vestendosi sempre in bianco e nero e dipingendo sempre con questi due colori le sue prime opere (a 16 anni aveva iniziato a frequentare l’Istituto delle Belle Arti).
Il suo rifugio era la musica, in particolare il pianoforte, al quale si sentiva particolarmente legato proprio grazie ai due colori che distinguevano le note.
Nel 2003, dopo aver assistito ad una conferenza sulla cibernetica, iniziò a lavorare al progetto eyeborg: in pratica, una telecamera montata sulla testa del nostro Neil, che converte i colori che recepisce in vibrazioni e quindi in suoni, secondo un algoritmo che associa colori ad alta frequenza a suoni con frequenza più alta e viceversa.
L’eyeborg è stato montato sulla testa di Neil Harbisson nel 2004 e si è evoluto con il passare degli anni e delle ricerche, fino ad arrivare nel 2009 a riuscire a farlo ascoltare i colori infrarossi ed ultravioletti, quindi non visibili con le sole facoltà umane. Nel 2011 l’Eyeborg è stato rotto durante una dimostrazione in Pla?a de Catalunya da alcuni agenti di polizia che l’avevano scambiato per una telecamera.
Dopo l’ installazione dell’Eyeborg Neil Harbisson ha intrapreso svariati progetti riguardanti colore, arte e musica. Tra questi, vale la pena ricordare Sound Portraituna sorta di ritratto sonoro dei visi di alcune persone, realizzato piazzandosi davanti al soggetto e puntando l’Eyeborg in differenti zone del viso.
Altro importante progetto è Avigram, realizzato nel 2008 insieme al musicista catalano Pau Riba, che consiste in una struttura di 12 fili (uno per ogni semitono d’ ottava) installata in una fattoria, che con il passare dei giorni ha creato una melodia che dipendeva dalla corda dove gli uccelli decidevano di posarsi.
Neil Harbisson ha anche realizzato diverse interessanti composizioni sperimentali per pianoforte, tra cui il Pianoborg Concerto, in cui vengono mostrati a dei sensori dell’Eyeborg posti sui tasti di un pianoforte diversi colori, che poi vengono trasformati da un computer in frequenze, e quindi rispediti al pianoforte, che suona la nota corrispondente.
Infine, Neil Harbisson ha realizzato nel 2010 la Cyborg Foundation, un’ organizzazione internazionale creata con lo scopo di aiutare gli esseri umani a diventare dei cyborgs, attraverso il miglioramento delle abilità umane tramite delle estensioni cibernetiche.
Inutile sottolineare che Neil Harbisson è uno con le palle. La sua determinazione nel voler vedere, o comunque percepire in qualche modo i diversi colori, l’ ha portato a costruire un macchinario senza dubbio appariscente, che ha alimentato su di lui sicuramente molti più sfottò e maldicenzedi quanti ne avesse quando ancora non era in grado di distinguere i colori.
Prima, i suoi compagni lo prendevano in giro quando lui chiedeva di che colore era il pastello che aveva preso, mentre adesso probabilmente quando passeggia per le strade di Barcellona la maggior parte dei passanti lo scambia per un bizzarro reduce da un after party o per la vittima di uno scherzo di qualche suo amico che gli ha attaccato uno strano strumento in testa.
Neil Harbisson, a dire la verità, odia quando le persone parlano dell’Eyeborg come un semplice strumento “Io non uso, o indosso la tecnologia. Io sono la tecnologia. L’Eyeborg è una mia parte del corpo, non si spenge mai, è sempre acceso”. Neil nel 2004 ha addirittura avuto alcune difficoltà a rinnovare il suo passaporto, in quanto le foto che aveva non venivano accettate a causa dello strumento che aveva in testa; lui, dal canto suo, ha sempre dichiarato che l’Eyeborgdoveva essere considerato una sua parte del corpo, in quanto Neil era divenuto a tutti gli effetti un cyborg
Non è l’unione tra l’eyeborg e la mia testa a convertirmi in un cyborg, ma l’unione tra il software e il mio cervello“, le sue parole; è riuscito a far ammettere nel suo passaporto l’Eyeborg dopo settimane di diatribe.


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