• inizio: 8/16/2020
  • fine: 8/25/2020

Io semplicemente faccio delle cose e le presento. L’arte consiste nel presentare una realtà. L’arte non presenta una metafora”. Inizia con questo significativo statement di Lawrence Weiner (New York, 1942) la presentazione del progetto Tracce / Traces del Macro di Roma. Il museo, che riaprirà i battenti il prossimo 17 luglio con la mostra Museo per l’Immaginazione Preventiva – Editoriale, curata (o meglio “redatta”?) dal neo-direttore Luca Lo Pinto, ha deciso di affiancare alle attività indoor anche un progetto in esterno, che prenderà vita dal 16 al 25 agosto tra Ladispoli e Anzio, sul litorale romano, dove ogni mattina un banner aereo firmato da Lawrence Weiner solcherà il cielo. Il progetto, anch’esso curato da Lo Pinto, si ricollega all’omonimo libro di Weiner prodotto per la galleria Sperone nel 1970, curato e tradotto da Germano Celant, a cui l’artista americano vuole così rendere omaggio. Weiner ha selezionato per l’occasione dieci opere tra le cinquanta presenti nella pubblicazione originale. Le opere sono composte tutte da una sola parola: il participio passato di un verbo che suggerisce un’azione: sbrecciatospaccatoostruitoaffrontatofrantumatospruzzatoschiacciatolubrificato,deviatoinfangato. Queste azioni, in assenza di contesto, possono essere immaginate come già avvenute oppure come qualcosa che deve ancora verificarsi. 

 
RIDEFINIRE GLI SPAZI DELL’ARTE
Il progetto”, si legge nella presentazione, “nasce dalla volontà di esplorare i confini e le potenzialità della mostra come medium – tema alla base del programma di Museo per l’Immaginazione Preventiva – in un momento in cui appare sempre più urgente riflettere sulla capacità di un museo di aprirsi allo spazio pubblico, contribuendo a ridefinirlo. La mostra permetterà a migliaia di persone di partecipare a un’esperienza collettiva unica e totalmente effimera, offrendo a ciascuno spettatore la possibilità – perlopiù inaspettata – di entrare a contatto con delle opere d’arte al di fuori del contesto in cui siamo soliti osservarle”. La scelta di Weiner – figura di spicco della scuola concettuale e indefesso sostenitore di un’arte aperta, fluida e capace di infiltrarsi nella vita delle persone – risulta quindi particolarmente azzeccata. Attivo sulla scena internazionale a partire dagli Anni Sessanta, quando, accanto ad altri maestri come Sol LeWitt, Douglas Huebler e Joseph Kosuth, contribuì a ridefinire i paradigmi dell’opera d’arte, Weiner ha infatti incentrato tutta la sua carriera sulla comunicazione con il pubblico, portata avanti attraverso interventi in gallerie e musei ma anche in spazi urbani, libri e poster. 
– Valentina Tanni 


luogo: Litorale Laziale , Macro di Roma